Era il 1977, durante l’estate: mattina e sera a sbucciare patate, lavare piatti e pulire il pavimento della pizzeria “Roma” a Belziger Strasse, quartiere di Schoneberg; il pomeriggio era libero per conoscere la città e le luci sempre accese del centro (il Ku’damm), i parchi e i musei, i supermercati senza limiti di grandezza. Nel giorno di festa andavamo di là, a Ost, con il lasciapassare che durava ventiquattro ore; lunghe camminate in un’altra città, quella isolata dal muro: silenzio, abitazioni vecchie -belle e decadenti- qualche macchina e pochi negozi dove si comprava l’indispensabile; gli alberi e le fontane di Alexanderplatz, dove i cittadini si incontravano. Mi ricordo il contrasto con il West: la lentezza opposta alla frenesia, la penombra così lontana dalle luci sfavillanti, e la sensazione di calore umano. Ripassando il muro, capivi che a West mancava la generazione di mezzo, si trovavano solo giovani e anziani. Separati. È passato tanto tempo, ho perso i ricordi, ma di quell’estate mi restano le fotografie in bianco e nero scattate con la prima Canon FT (usata) e il 50mm. La vita dei berlinesi circondati dalla Germania Est appariva ricca di case supermercati birrerie e parchi pubblici, molto belli. Ma in mezzo agli alberi, si formavano le solitudini: una ragazza e due anziani, un muro che separa una persona dall’altra. (Kennedyplatz, Schoneberg)